Credere di risolvere i problemi economici dello stato italiano attraverso la soppressione dei piccoli comuni è un’idiozia. Sostenere che l’abolizione di assessori e consiglieri porterà ad un consistente risparmio dimostra che l’attuale classe politica non conosce la realtà delle aree periferiche. Fa rabbrividire l’ostentazione di iniziative di eliminazione di migliaia di cosiddette poltrone come riforma epocale di riorganizzazione. Non c’è da stupirsi troppo. E’ da tempo che le piccole realtà sono sotto l’occhio attento di uno stato sciupone che vede il male nel piccolo. Sono anni che si chiudono uffici postali, si tagliano i servizi ospedalieri, si risparmia sulle piccole realtà scolastiche. Il taglio ai comuni è solo l’ultimo, forse definitivo tassello, di una strategia sconsiderata utile soltanto a riempire la bocca di inutili proclami.
Stupisce che simili operazioni siano sostenute da forze politiche che sulle rivendicazioni localistiche hanno costruito la propria fortuna. Ma non sorprende nemmeno tanto che un po’ tutti i partiti le contemplino tra i propri programmi. I rappresentanti eletti in parlamento, nelle regioni, nelle province, provengono quasi totalmente da aree metropolitane o da grossi agglomerati lontani anni luce dai piccoli paesi. Essi non sanno che le piccole realtà amministrative sono spesso sinonimo di buona e oculata gestione, che rappresentano un presidio attento e necessario per il mantenimento e la manutenzione di un territorio fragile che, se abbandonato, è causa di inconvenienti gravi per le ricche pianure, che il rapporto diretto e spesso confidenziale tra i cittadini e i propri rappresentanti è nei piccoli borghi il sale stesso del senso civico, della democrazia, della presenza dello Stato.
Ma essi dimenticano soprattutto, e questo è ancora più grave nella ricorrenza dei 150 anni dell’Unità, che proprio da questi paesi partirono le generazioni migliori per cucire i lembi nazionali e ancora si leggono sulle lapidi i lunghi elenchi di quanti non tornarono. Fu la montagna a sacrificarsi sul Carso, a perire nella scellerata guerra di Russia. Fu soprattutto la montagna a nascondere gli ebrei braccati dalle vergognose leggi razziali e poi gli sbandati che vi trovarono il soccorso e la forza per riportare la libertà e soprattutto la dignità dopo l’infausto ventennio fascista.
E poi scordano come i piccoli comuni siano tali anche perché negli ultimi sessant’anni è mancata una seria ed efficace politica per la montagna. Le poche leggi ad essa dedicata hanno prodotto ben pochi risultati, la crescente burocrazia ne ha frenato l’azione. Non si è stati capaci di differenziare le normative tra un piccolo comune e una metropoli. Questo ha portato a inutili costi aggiuntivi, per lo stato e come sempre per i cittadini.
Non servirà un nuovo podestà, sia pure eletto democraticamente, a salvare i piccoli centri e di sicuro non servirà a rimpinguare le voragini del debito pubblico.
Altrove sono gli sprechi e altre sono le soluzioni.
Gianni Castagneri – Balme (TO)
Il Segretario
Fabio Lamon
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