I duemila cittadini che hanno partecipato all’assemblea di Libertà e Giustizia, lunedì scorso a Milano, hanno chiesto con grande civiltà e fermezza due cose semplici e non più rinviabili: il ricambio e la trasparenza. Prossima Italia è d’accordo con loro.
Qualche mese fa, a Bologna, abbiamo chiesto al Pd di organizzare primarie in ogni collegio per eleggere (e non nominare) i nostri rappresentanti nel prossimo parlamento, indipendentemente dal sistema elettorale col quale voteremo. Naturalmente poi sono seguite dichiarazioni e smentite, minacce e promesse, e siamo arrivati alle recenti frasi del Segretario Bersani, che solo i più ottimisti considerano un autentico impegno a celebrare le primarie. Perché dire “faremo le primarie” non significa niente, se non si dice anche quando e come.
Vogliamo dirlo con chiarezza: se qualcuno ha in mente di andare avanti con il consueto gioco delle parti per poi scoprire, tra qualche mese, che è ormai troppo tardi per fare le primarie, sappia che ne abbiamo abbastanza. Non noi di Prossima Italia, ma noi, cittadine e cittadini che hanno perso vent’anni della propria vita dietro ai distinguo, alle correnti, alle divisioni tra D’Alema e Veltroni e i loro succedanei, in un continuo rinvio del momento in cui la classe dirigente del centrosinistra avrebbe accettato quel ricambio culturale e di personale che si è prodotto ovunque nel mondo, tranne che da noi.
Perché non ci crede più nessuno al fatto che l’Italia possa cambiare se a decidere restano sempre le stesse persone. Non ci credono gli elettori, non ci credono i militanti del Pd, non ci credono più neanche i politici, al punto da aver chiesto ai tecnici di venire a governare al posto loro per evitare il fallimento finanziario del paese.
E non è realistico che a risolvere i più gravi problemi della nostra economia – che non sono l’articolo 18 o i “privilegi” dei lavoratori dipendenti più tassati del mondo, ma la mafia, la corruzione e un’evasione fiscale indegna di un paese sviluppato – possano essere gli stessi segretari di partito e gli stessi presidenti di fondazione che rifiutano di pubblicare la lista dei propri finanziatori “per ragioni di privacy”, che continuano a raccogliere rimborsi elettorali per conto di partiti scomparsi da anni, che hanno scambiato per anni il diritto con il favore e l’economia delle relazioni con quella del merito e del lavoro.
Per questo vogliamo rivolgere un appello a Libertà e Giustizia e a quanti ne hanno condiviso il manifesto: non perdiamoci di vista, lavoriamo insieme, prendendo spunto dalle vostre idee e dal nostro Protocollo di Canossa, dalla comune domanda di trasparenza e di rinnovamento. Diamo concretezza a questa volontà popolare, costruendo da subito, assieme a chi ha a cuore il destino del centrosinistra e del paese, un percorso politico unitario coniugato al futuro e non al passato, per trovare risposte concrete e innovative ai bisogni dei cittadini, per dare rappresentanza a quella voglia di cambiamento che solo la politica, la buona politica, è capace di interpretare.
(Emanuele Dolce - sito di Prossima Fermata Italia - http://www.prossimaitalia.it/)
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