martedì 3 luglio 2012

Intervento del Segretario Fabio Lamon all'iniziativa LIBERALASEDIA


Pubblico il mio intervento all'iniziativa LIBERALASEDIA di ieri sera.

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Vorrei focalizzare quelli che sono i punti a favore e i punti critici delle Primarie per i Parlamentari.

Tra gli argomenti a favore troviamo innanzitutto:

  1. Il contrasto all'antipolitica: le primarie sono sempre state un antidoto efficace alla scarsa partecipazione.
  2. Le consultazioni per i candidati alla Camera e Senato sono una vera e chiara occasione di ricambio per una classe dirigente incapace di autoriformarsi, un modo per riconquistare credibilità e fiducia nei partiti, che in questo periodo vanno sempre più calando.
  3. Le primarie rendono il partito veramente “scalabile”, cancellando l'immagine dei partiti come una casta composta sempre dalle stesse persone e dai loro delfini e clienti.
  4. Inoltre, per il nostro partito, le primarie possono costituire un tratto caratteristico che ci renda veramente “diversi” dagli altri, così da non lasciare più il fianco scoperto alle bordate di Grillo e dell'antipolitica.
  5. Non da ultimo sicuramente queste primarie sono il miglior strumento correttivo per arginare in qualche modo i danni dell'attuale sistema elettorale, con il quale quasi sicuramente andremo a votare nel 2013.

Le primarie per i parlamentari hanno sicuramente dei punti critici, cercherò di elencarli e di analizzarli:

  1. Innanzitutto i regolamenti del PD prevedono primarie per cariche monocratiche e non assembleari, quindi è necessario costruire tutta la regolamentazione in materia, non potendo di sicuro applicare il regolamento esistente, incompatibile.
  2. Il secondo problema è quello dei Collegi: quale dimensione dargli? Utilizzare i collegi estesi del Porcellum oppure utilizzare i vecchi collegi uninominali(che vengono tutt'oggi utilizzati nelle elezioni Provinciali)?
    A mio parere i collegi estesi sono deleteri per chi ha meno risorse e una posizione politica meno consolidata, inoltre sacrificano la rappresentanza territoriale più vicina alla popolazione, mettendo insieme territori con esigenze e caratteristiche differenti, azzoppando la capacità rappresentativa di chi vincesse la competizione.
    Molto più corretta, sempre a mio parere, sarebbe la scelta per i “vecchi” collegi uninominali, che assicurano alta rappresentatività e un controllo della popolazione sulle scelte compiute dal proprio rappresentante.
  3. Altro punto critico è il rapporto che vi deve essere tra rappresentanti territoriali e “tecnici”, ossia coloro che hanno dimestichezza con l'attività parlamentare e che sono indispensabili per il buon funzionamento dei gruppi parlamentari nelle loro occupazioni quotidiane. C'è chi propone di riservare un terzo delle liste a questi “tecnici”, che verrebbero scelti dal partito con il vecchio sistema: una soluzione non al sicuro da pericoli insidiosi; ad esempio ci si può chiedere quali siano i criteri di scelta, quale sia l'esatta definizione di “tecnico” (un professore esperto in materia o un militante che da anni si occupa di questo?) e infine ci si chiede chi dovrebbe compiere questa scelta. E' necessaria un'attenta riflessione su questo punto.
  4. Altro problema: l'ordine di lista. Le liste bloccate del Porcellum fanno si che chi è posizionato tra i primi ha praticamente la sicurezza di essere eletto, chi sta in basso invece, può solo sperare in alte percentuali. Come comporre la lista? Sulla base delle preferenze ricevute alle primarie? Sul “peso” della Regione/Provincia di provenienza? Ogni criterio anche qui ha pro e contro.
  5. Infine il capitolo irregolarità e clientelismo: in molte realtà italiane le primarie in certi territori sono guastate dal clientelismo e da irregolarità di vario genere (ultimo esempio sono le Primarie in Calabria e a Napoli, per non parlare di quelle di Palermo).

Non fraintendete questa mia elencazione: questi non sono punti a sfavore, sono punti dai quali deve partire la riflessione per creare una regolamentazione che, con tutti i limiti del sistema democratico, porti il PD a generare un sistema virtuoso, esempio di rinnovamento e di piena rappresentanza.

Essenziale però è raggiungere un punto fermo, ossia che queste primarie si facciano, senza tentennamenti o mezze misure: in molte Regioni d'Italia dirigenti, militanti e simpatizzanti si sono mobilitati; in Emilia la direzione regionale ha deciso che le primarie si faranno, con qualsiasi legge elettorale e nonostante l'eventuale (e disastrosa) scelta contraria del partito nazionale; in molte altre Regioni si raccolgono firme per influenzare le scelte delle strutture territoriali.

Noi non volevamo essere da meno, questo è un treno che si può prendere ora o mai più, per questo abbiamo promosso una raccolta di firme che verranno poi portate all'attenzione del Partito Provinciale di Torino e Regionale del Piemonte per chiedere che, accada quel che accada, in Piemonte le Primarie si facciano, perchè sono la nostra unica arma vincente.

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