giovedì 12 luglio 2012

La Politeìa Ritrovata






Democrazia, monarchia, tirannide, aristocrazia, oligarchia: tutti termini di derivazione greca che ancora oggi 
appartengono al nostro linguaggio politico.

C'è però un vocabolo che non è sopravvissuto in nessuna lingua moderna, quello di politeìa.

Cos'è la politeìa?

Secondo Aristotele la politeìa è una forma di vita dello Stato, la sua “costituzione”; ma questo non esaurisce tutta la potenzialità del termine, perchè politeìa è anche “cittadinanza”: uno stretto rapporto tra lo Stato (che nell'antica Grecia era la Città-Stato) e il cittadino, è l'essere cittadino, avere i diritti del cittadino, il suo modo di vivere come cittadino.
Nella sua “Politica” Aristotele traduce la ricchezza dell'analisi dell'esperienza politica delle pòleis greche in una dettagliata classificazione dei regimi politici, dando ad uno di essi, ossia quello che ritiene il più equilibrato, il nome stesso di politeìa, che acquisisce così un ennesimo significato.
Molti filosofi greci hanno ricercato la politeìa ideale: Platone nella sua “Repubblica” ne propone una, basata su una città ideale, dove la gerarchia è conforme al merito, dove la giustizia (in senso meritocratico e paritario) è applicata nel senso più puro, abolendo la proprietà privata e la famiglia patriarcale, dando alla donna un ruolo che ancora oggi, sotto certi aspetti, non ha, stabilendo ruoli, poteri e doveri con un unico scopo: l'armonia tra gli uomini.

E' difficile tradurre tutto questo potenziale in un solo termine che possa essere utilizzato tutt'oggi: il termine “costituzione” è troppo generalistico, “buon governo” può essere interpretato in vari modi in base alla propria esperienza politica e sociale, “cittadinanza” oggi non ha il valore che aveva nell'antica Grecia, dove l'essere cittadini era tutto.

Forse è Aristotele ad aiutarci a trovare non un termine, ma una definizione:

Tutte le costituzioni (politeìai) che mirano all'interesse comune sono rette e conformi alla vera giustizia; quelle invece che mirano all'interesse particolare di chi governa sono viziate e costituiscono tutte degenerazioni delle forme di governo rette, perchè sono forme di dispotismo, mentre la pòlis è una comunità di uomini liberi

La politeìa è quindi quella forma di governo, quella buona politica, quella costituzione che mira all'interesse comune: una costituzione equilibrata, bilanciata, ordinata.

La ricerca della politeìa è oggi ancora più attuale che ai tempi degli antichi Greci: in questo momento di crisi politico-socio-economico-istituzionale tutti cerchiamo la nostra politeìa; cerchiamo una forma di azione socio-politica che possa soddisfare le esigenze della “vera giustizia” di cui parla Aristotele, un'azione equilibrata, bilanciata, ordinata, e aggiungerei “nuova” e “rinnovatrice”.

Leggendo il libro di Giuseppe CivatiDieci cose buone per l'Italia che la sinistra deve fare subito” penso di aver trovato la mia politeìa: riassunta in dieci capitoli, per un totale di 184 pagine, dove ogni pagina emana un piacevole profumo di vera politica, buona politica.

Salva la politica,
Corruzione zero,
Fisco 2.0,
Il credito pubblico per abbassare le tasse,
Uguaglianza è un po' più di equità,
Una questione maschile,
Terra!,
Green vuol dire democratico,
La cultura del futuro,
Il paese dell'innovazione.

Questi sono dieci punti, la cui trattazione scorre fluida e limpida, come l'acqua alla sorgente, prima che venga inquinata dall'agire umano: “dieci cose che cambiano le cose”, questa frase in caratteri maiuscoli in una pagina bianca apre la trattazione; un po' come avvistare all'orizzonte la striscia di terra di un nuovo mondo dopo anni di navigazione in un mare scosso da tempeste di ogni genere.

Se anche voi siete alla ricerca della politeìa, provate a leggere questo libro, e a pagina 184 scoprirete non di averla trovata, ma di averla ritrovata: perchè quel “nuovo mondo” è quello in cui viviamo ogni giorno, solo che prima ci mancavano le 10 chiavi necessarie per aprire la finestra e guardare di fuori.

Buona lettura.




Il Segretario
Fabio Lamon

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