giovedì 13 ottobre 2011

Giorgis: “Non è un fatto tecnico il Premier deve lasciare"

Intervista ad Andrea Giorgis su l'Unità del 12 Ottobre 2011


Non c’è automatismo, ma un governo preoccupato di rispettare ed attuare la Costituzione da questo voto dovrebbe trarre le dovute conseguenze». Il professor Andrea Giorgis, ordinario di Diritto Costituzionale all’Università di Torino, insiste più volte sul concetto che «la posta in gioco è la tenuta di un complesso sistema di regole costituzionali che sarebbe bene continuare a difendere» al di là della dialettica tra maggioranza e opposizione.

Professore, Berlusconi ha definito il voto “un problema tecnico”. Può essere derubricato in questo modo?

«Quello che è accaduto è un fatto senza precedenti che dice molto sulla situazione eccezionale in cui il governo si trova ad agire. E’ stata trovata una giustificazione incomprensibile. Nella Costituzione non c’è una indicazione che espressamente disciplini la conseguenza dellamancata approvazione del rendiconto, già nel suo primo articolo che è un atto importante, ma è evidente che ci troviamo davanti ad un fatto politico rilevante nella nostra forma di articolo specifico ci si può appellare per l’interpretazione corretta a norme e principi che invece ci sono».

A quali si riferisce?
«L’articolo 81 della Costituzione prescrive di presentare ogni anno alle Camere bilancio e rendiconto, un obbligo che mette in evidenza la rilevanza di quell’atto ed esclude in ognimodola possibilità di equiparare il voto di ieri a quello su una qualsiasi altra legge. E non è questo il caso in cui ci si può appellare all’articolo 94 che non prevede l’obbligo di dimissioni davanti ad un voto contrario di una delle due Camere. Quello che ha avuto il voto contrario è un atto particolare, un atto che autorizza il governoad agire e, quindi, ad attuare il proprio potere esecutivo che non può rientrare nei “problemi tecnici”».

Di conseguenza?
«Il governo dovrebbe riflettere e prendere una decisione che rispetti le regole, perchè il problema è questo: il rispetto delle regole. Continuare a fare violenza su di esse non fa bene nè al governo, nè al Parlamento, nè all’opinione pubblica che già si riconosce sempre meno nelle espressioni della politica. Il rischio è di rafforzare l’idea che le regole costituzionali possono essere superate dai rapporti di forza».

Giunta per le autorizzazioni, riscrittura delle norme, maxiemendamento con possibile fiducia. Sono tante le strade ipotizzate…
«Non so quale strada sarà scelta.Ma escluderei qualunque soluzione che ignori quel voto, come se non ci fosse stato».

Il Presidente della Repubblica viene continuamente chiamato in causa. Cosa può fare Napolitano?
«Anche per quanto riguarda il ruolo del Capo dello Stato non ci sono indicazioni e precedenti, e neanche ipotesi di scuola, a dimostrazione che ci troviamo ancora una volta davanti ad una situazione non prevista perché incredibile. Abbiamo persino studiato la possibilità che un governo sfiduciato non si dimettamaè un caso estremo, una dottrina che non c’è stato mai bisogno di richiamare. Ma oltre non siamo andati. Preferirei immaginare che il governo si renda conto di quanto sta accadendo e decida consapevole che non giova a nessuno una situazione come questa».

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